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L’intervento in Aula sull’approvazione della Legge di Stabilità e sul voto di fiducia al Governo

Resoconto
Dichiarazione di voto, Legge di Stabilità 26 Novembre 2013

Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, il Gruppo del Partito Democratico voterà con convinzione a favore della legge di Stabilità (LS) e con essa la fiducia al Governo. Il testo della Legge di Stabilità presentato dal Governo raccoglie gran parte del lavoro svolto in queste settimane dalla Commissione Bilancio del Senato. A questo riguardo, permettetemi di ringraziare i senatori, di maggioranza e di opposizione, che hanno lavorato in Commissione – in primo luogo il Presidente Azzollini e i due relatori – Il lavoro di qualità svolto è stato assai utile perché ha portato a sostanziali miglioramenti – poi recepiti nel testo del Governo – del contenuto della legge di Stabilità.
Come già avvenuto altre volte in passato la LS proprio per la complessità e l’eterogeneità dei suoi contenuti è stata sottoposta in queste settimane a molte critiche, che ne hanno lamentato  lacune e manchevolezze di vario genere. E molti le hanno riprese nel dibattito di oggi. Naturalmente alcuni di questi rilievi sono fondati e si può convenire che siano apportabili ancora miglioramenti e modifiche alla manovra. Lo si potrà fare a partire dalla Camera la prossima settimana.
Allo stesso tempo va fatto notare che ogni giudizio andrebbe formulato e vagliato tenendo conto della peculiare fase attraversata dal nostro Paese e nella piena consapevolezza dei problemi e dei vincoli di risorse fronteggiati dalla nostra economia.
Il contesto economico generale in cui si inscrive la LS – come sappiamo – è caratterizzato da una crisi economica e sociale gravissima, in essere da tempo,  e che gli ultimi anni hanno ancor più aggravato, soprattutto sul fronte della disoccupazione.
Solo negli ultimi mesi la caduta dell’attività produttiva si è arrestata e si è cominciato a respirare un’aria di cauto ottimismo. Per ora sono solo primi segnali, ancora deboli, che dobbiamo tuttavia cercare in ogni modo di coltivare e rafforzare. Servono per questo interventi mirati, decisi, per evitare di rimanere nelle condizioni di ristagno in cui siamo impantanati da tempo.
E’ sullo sfondo di questa delicatissima fase di transizione che va giudicata la LS.  Una manovra che è finalizzata, da un lato, a mantenere i conti in ordine e, dall’altro, a preparare le condizioni per agganciare la ripresa e trasformarla in una vera fase di crescita.
Ho sentito vari commenti da parte delle opposizioni sull’ennesima stangata fiscale che sarebbe contenuta in questa manovra. Ma al di là degli slogan, i numeri ci dicono tutt’altro. Dopo quattro anni di manovre all’insegna di ‘tagli e sacrifici’ (100 miliardi di euro di restrizioni fiscali dal 2010 al 2012)  la LS segna una prima significativa inversione di tendenza nella conduzione della politica fiscale. Il fatto che le misure espansive, per il 2014, oltrepassino quelle restrittive è da accogliere con favore. E va ricordato che sempre nel 2014 è previsto un leggero peggioramento del deficit pubblico proprio a beneficio dell’economia reale.
Non posso ovviamente soffermarmi sulle tante misure, alcune davvero positive, contenute nella LS – peraltro illustrate e molto bene da altri intervenuti in questo dibattito – . Dall’allentamento del patto di stabilità interno dei Comuni, al finanziamento degli investimenti delle infrastrutture per la crescita, ai benefici per la capitalizzazione delle imprese, agli stanziamenti del fondo per le politiche sociali.
Rispetto a questo impianto iniziale, il lavoro che abbiamo condotto al Senato ha permesso di inserire un’ampio insieme di modifiche e integrazioni, che riteniamo migliorative di molte parti della manovra e che sono state recepite nel testo presentato dal Governo.
Vorrei ricordare che per sperare di agganciare la ripresa e tornare a crescere è necessario in questa fase sostenere e rivitalizzare, da un lato, la domanda aggregata, in particolare quella interna fatta di consumi e investimenti, e, allo stesso tempo, iniziare a rimuovere quelle rigidità strutturali, sul fronte dell’offerta, che hanno abbassato, fin quasi ad azzerare, il tasso di crescita potenziale della nostra economia.
Al riguardo vorrei ricordare tre insiemi di misure importanti che sono state rafforzate nella versione della manovra che stiamo per approvare.
La prima riguarda il credito alle imprese e alle famiglie e l’assoluta necessità di incrementarlo se vogliamo che l’economia riparta nei prossimi mesi. Come sappiamo i prestiti alle imprese,  soprattutto piccole e medie, hanno subito un forte calo e dalla fine del 2011 si stima siano diminuiti di oltre 70 miliardi di euro. Dietro queste cifre si nascondono naturalmente problemi strutturali del nostro sistema finanziario, noti da tempo, e su cui è necessario intervenire. E’ altrettanto evidente, tuttavia, che occorrono misure in grado di stimolare da subito un rinnovato flusso di prestiti all’economia reale se vogliamo che l’economia riparta nei prossimi mesi. Al Senato rispetto a quanto originariamente previsto si è deciso di ampliare il rifinanziamento del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, e si è riusciti a allargare in modo significativo la piattaforma di garanzie pubbliche per l’accesso al credito di imprese e famiglie, attraverso la Cassa Depositi e Prestiti e il sistema dei Confidi. Con l’impiego di modeste risorse, si potrebbe così ottenere un effetto moltiplicativo dei flussi di crediti assai consistente, stimabile intorno ai 60-80 miliardi di euro di nuovi prestiti nel triennio 2014-2016.
La seconda misura riguarda la riduzione del cuneo fiscale, che è noto rappresenta da tempo un nodo fondamentale per la crescita del nostro paese. Ed è vero, perché spiega parte delle difficoltà delle aziende italiane a competere sui mercati nazionali e internazionali. A differenza di altri provvedimenti strutturali si tratta infatti di un intervento di impatto immediato che metterebbe più soldi nella busta paga dei lavoratori o più risorse a disposizione delle aziende per investire e assumere nuovo personale. Si criticano le poche risorse stanziate, qualcosa più di 10 miliardi nei tre anni. E’ giusto. Eppure bisognerebbe aggiungere che da molti anni interventi sul cuneo fiscale erano scomparsi dalla lista delle priorità dell’agenda dei nostri Governi.
Rispetto alla formulazione originaria si è intervenuto qui al Senato concentrando la platea dei beneficiari delle detrazioni d’imposta e aumentando così i benefici netti, soprattutto per i redditi di lavoro bassi e medio-bassi. Certo ora è importante che il Governo ribadisca il suo impegno a rendere centrale la riduzione del cuneo fiscale a partire dal prossimo anno con un percorso graduato nel tempo e concentrandovi le risorse che si libereranno anche grazie alla spending review. Si potra così avere una significativa redistribuzione del carico fiscale a favore dei redditi da lavoro e delle imprese.
Infine una terza menzione va fatta per l’Imposta unica comunale (Iuc). Il governo ha costruito un impianto completamente federale, rinviando all’autonomia dei Comuni le scelte sulla costruzione della Iuc.  La ristrutturazione della fiscalità immobiliare locale è imperniata sulle tre componenti: quella patrimoniale (ex Imu) dalla quale sarà esentata la prima casa, fatta eccezione per gli immobili di lusso; l’imposta sui servizi (Tasi) e l’imposta sui rifiuti (Tari). Ora  abbiamo la certezza che si pagherà meno del 2012 e le famiglie proprietarie di prima casa usufruiranno di detrazioni estese.
Arriveranno per questo 500 milioni in più per i comuni.
Certo si può ancora e si deve fare di più, anche sui  temi del sociale, dove esistono spazi di intervento importanti su cui investire risorse, per obiettivi di equità, altrettanto importanti di quelli dell’efficienza. Ma anche in quest’area – lasciatemi ricordare tra i vari interventi – l’introduzione nella LS di una prima sperimentazione di un reddito di sostegno che andrà a integrare il reddito delle famiglie al di sotto della soglia di povertà – per cui sono stati stanziati 120 milioni in tre anni – rappresenta sicuramente un primo passo rilevante nella giusta direzione
Certo alla luce di quanto detto fin qui, è difficile capire perché Forza Italia abbia deciso sulla base di questa manovra la sua uscita dalla maggioranza. Il pretesto dell’aumento delle imposte non trova alcun fondamento nei numeri della manovra, come ho già detto. Allo stesso tempo auspicare – come fanno – una manovra ‘una tantum’ tutta basata su una fortissima riduzione delle imposte e altrettanto estesa riduzione della spesa pubblica,  – al di là dell’ingente volume di risorse necessario e di cui non vengono mai chiarite le fonti  – non offre alcuna certezza – com’è noto in letteratura – che nel breve periodo si possa avere un adeguato stimolo all’economia.  Potrebbe avvenire solo in condizioni molto particolari (svalutazione della moneta, politica monetaria accomodante) che non corrispondono affatto a quelle che oggi caratterizzano il nostro paese.
Alla luce di tutto ciò, sarebbe davvero insensato provocare una crisi di Governo – come negli auspici di Forza Italia –  in un momento come questo di estrema vulnerabilità dell’intero quadro economico e politico europeo. Andare in quella direzione vorrebbe dire finire ai margini dell’Europa come già avvenuto nel 2010-11. Mentre il confronto in Europa resta fondamentale. Anche perché la vera battaglia per l’uscita dalla crisi economica si combatte in Europa ed è già cominciata da tempo.
Le potenzialità della ripresa in atto in Europa rimangono – com’è noto – assai modeste in questa seconda parte del 2013. Di qui le prospettive assai deludenti dell’eurozona nel prossimo anno. Molti paesi riprenderanno a crescere ma meno delle attese, con tassi soltanto pochi decimi sopra lo zero. Per fugare la minaccia di tendenze deflazioniste e di un conseguente ristagno dell’area euro sono necessarie iniziative di peso di qui alla fine dell’anno di paesi interessati compreso il nostro.  Il Governo lo sta già facendo da mesi ed è prevedibile intensificherà la sua azione nelle prossime settimane in vista del Consiglio europeo di fine anno. Ed è questa un’altra buona ragione per rinnovare il nostro sostegno al governo Letta.
Per concludere, noi rimaniamo convinti che questa manovra sia necessaria e utile al Paese e per le ragioni fin qui sinteticamente riassunte, Signor Presidente, il voto del Partito Democratico sarà convintamente favorevole per l’approvazione della Legge di stabilità. E votando la fiducia al Governo, il voto alla manovra sarà anche una importante verifica della nuova maggioranza che sostiene il Governo e che lo sosterrà nelle sfide importanti che l’attendono in Italia e in Europa.